DAGOGAMES BY FEDERICO ERCOLE - DOPO QUASI DUE ANNI DI ATTESA È GIUNTA DI NOTTE SUL NEGOZIO VIRTUALE DI NINTENDO, “COLLECTION OF MANA”, TRE GIOCHI PER SWITCH DEDICATI A SEIKEN DENSETSU, IN OCCIDENTE CONOSCIUTA COME LA SAGA DI MANA, CHE FINORA ERA RESTATA INSPIEGABILMENTE CONFINATA IN GIAPPONE. UNO DEI TANTI MIRACOLI DELLA CONFERENZA NINTENDO DURANTE L’E3… - VIDEO

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Federico Ercole per Dagospia

 

collection of mana collection of mana

Dopo quasi due anni di attesa è giunta di notte sul negozio virtuale di Nintendo, sorprendente dono di una benevola befana sexy come la strega Bayonetta,  la collezione per Switch dedicata a Seiken Densetsu, in occidente conosciuta come la saga di Mana, che finora era restata inspiegabilmente confinata in Giappone. Uno dei tanti miracoli della conferenza Nintendo durante l’E3.

 

Si tratta di tre videogiochi dei primi anni ’90 del secolo scorso -il primo uscito per Game Boy e i successivi per il Super Nes- che indicano la volontà di Squaresoft, inventore di Final Fantasy, di comporre videogame d’avventura ispirati a Legend of Zelda, quindi orientati verso l’azione in tempo reale, senza tuttavia rinunciare alle dinamiche ludiche proprie del gioco di ruolo giapponese.

 

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 C’è però una preziosa, impareggiabile variazione giocosa rispetto alle Leggende di Zelda, nel secondo e nel terzo episodio di Mana possiamo giocare in cooperativa locale, fianco a fianco, una forma di collaborazione così vera rispetto a quella illusoria resa possibile dalla rete, emozionante e dolce oggi come lo fu allora per chi ama condividere le emozioni.

Ma fate attenzione, collezionisti, per ora è disponibile solo la versione digitale di Collection of Mana e se volete una copia “fisica” dovrete aspettare fino alla fine di agosto, quando sarà commercializzata nei negozi a un prezzo pressoché identico a quella numerica disponibile sull’eShop di Nintendo, ossia 40 euro circa.

 

Se ambite la preziosa scatoletta con la sua lussureggiante copertina vi conviene quindi aspettare, altrimenti, considerato che sono più di venti anni che attendete di giocare l’inedito (in occidente) terzo episodio della saga di Mana e magari non vi importa nulla di un pezzo di plastica non esitate, perché Trials of Mana è davvero quel gioiello tanto vagheggiato, degno compagno dei capolavori Squaresoft di quegli anni ormai leggendari, come Chrono Trigger e Final Fantasy VI.

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MYSTIC QUEST

Ovvero Seiken Densetsu Final Fantasy Gaiden, è il primo episodio di Mana, uno spin-off del 1991 per Game Boy della già celeberrima serie delle fantasie finali. Si tratta ovviamente di un gioco bicromatico, dalla grafica minimale ma efficace nel restituire le atmosfere fantastiche, talvolta crude, del mondo in pericolo che illustra. Per salvare il mistico albero di Mana dobbiamo scegliere se combattere l’Oscuro Signore nei panni di un’eroina o di un eroe, selezionabili all’inizio dell’avventura.

 

Si tratta di un’esperienza sempre godibile, magica a suo modo con la sua epica delle origini e le rare sfumature di colori antichi che compongono immagini comunque belle, ricche di dettagli solo suggeriti che una fantasia ancora allenata dall’immaginazione può completare con naturalezza e piacere. Peccato che nella Mana Collection non sia inserito anche il remake per Game Boy Advance uscito nel 2004, quest’ultimo colorato e rigoglioso, diverso e vicino all’originale come ogni rifacimento dovrebbe essere.

 

SECRET OF MANA

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Uno dei più grandi videogame d’avventura mai sviluppati, con una colonna sonora dalla rara e lirica potenza evocativa, lungo e profondo, solo talvolta comico per sciogliere la gravità di una narrazione fantastica sull’orlo di una bestiale apocalisse. Cominciamo a giocare muovendo un orfano nei dintorni di un villaggio che come un novello Artù estrae una magica spada da una roccia bagnata dall’acqua di un torrente.

 

Ma in questo viaggio salvifico si uniranno al giovane una principessa e un folletto che un altro giocatore può controllare, condividendo le gioie e i dolori di un’epopea indimenticabile, soprattutto se vissuta vicino a qualcuno che si ama, un figlio o una figlia da educare al videogame di valore, un fratellino o una sorellina, chiunque si decida di portare seco in un mondo così favoloso e colorato nella dimensione isometrica dei suoi 16 bit, da risultare più vero di tanti altri gonfiati dalla tecnologia.

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Secret of Mana, del 1993, è un capolavoro senza tempo, elogio alla comunione del piacere elettronico, panoramica di luoghi meravigliosi e teatro di personaggi carismatici e buffi, tra i quali persino un Babbo Natale di algide terre fantasy. Unico vero, piccolo peccato è che questo come gli altri due videogame della collezione, essendo ovviamente in 4:3, sia completato per lo schermo portatile e televisivo di Switch da due “tendine” laterali troppo colorate e dettagliate che distraggono l’occhio dalla bellezza policromatica degli scenari; sebbene alla lunga non ci si faccia quasi più caso è assurdo che non ci sia un’opzione per tingere le suddette con tinte uniche e neutre meno invadenti.

 

TRIALS OF MANA

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Eccolo finalmente il terzo Mana, il più misterioso e ambito almeno per chi non lo giocò in giapponese nel 1995, finalmente in inglese (a già, dimenticavo, tutti e tre lo sono ma non siate pigri per questo) quindi quasi universalmente godibile e comprensibile. Storia corale che si può vivere seguendo l’avventura di uno tra i sei protagonisti diversi selezionabili all’inizio, Trials of Mana è il videogame più vasto della saga, il più complesso e stratificato, anche questo condivisibile con un altro giocatore.

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E’ così ricco di dettagli, animazioni, forme, suoni  e colori che sembra impossibile sia uscito sul Super Nes e non su una console della generazione seguente. Insomma poterlo infine vivere, questo terzo inedito Mana che potrebbe essere il gioco dell’estate 2019, è la realizzazione di una speranza che gli anni non hanno frustrato, l’interazione  con una bellezza elettronica che non è sfiorita ma è si è addirittura accresciuta nel tempo, alimentandosi del suo mito e del suo indiscutibile valore ludico ed estetico. 

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