SPUTTANARE CON GIOIA – FILIPPO FACCI CONTRO LA MALAVENDA E “IL FATTO”, CHE PUBBLICA GLI SCARTI DELL’INCHIESTA SULLA DE GIROLAMO: ''NON SPETTA AI GIORNALISTI DECIDERE COSA È RILEVANTE O NO NELLE INTERCETTAZIONI''

Il giornalista di “Libero”: “C’è già una sentenza della Cassazione del 20 gennaio scorso che spiega come il codice vieti espressamente la pubblicazione di virgolettati provenienti da atti e verbali e intercettazioni e compagnia bella, questo senza bisogno che ogni tanto i governi abbozzino presunte ‘leggi bavaglio’ che poi non vanno mai in porto”…

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Filippo Facci per “Libero Quotidiano

filippo facci melania rizzoli filippo facci melania rizzoli

 

Fantastico. Emblematico. Trovate voi l'aggettivo. Nel giorno in cui l'avvocato Caterina Malavenda (Corriere) dimostra un sensazionale talento comico e invita i giornalisti a essere giudici delle intercettazioni che possono pubblicare, il Fatto Quotidiano dimostra che  cosa questo significa esattamente: e pubblica - ieri - «le intercettazioni che il governo vuole vietare», anzi «le conversazioni dell' ex ministro De Girolamo, ritenute irrilevanti».

 

Ecco, ritenute irrilevanti da chi? Da poteri oscuri che celano il malaffare? No, da quei magistrati che non le hanno neppure inserite nei loro fascicoli, tanto che andrebbero distrutte: e questa impostazione di non pubblicare le intercettazioni irrilevanti (bavaglio!) peraltro è già stata condivisa dai capi delle principali procure italiane. Ma non dagli amici del Fatto, che evidentemente le ritengono socialmente rilevanti: e come mai?

 

FILIPPO FACCI FILIPPO FACCI

Mica lo spiegano: «Leggendo i testi delle conversazioni che rischiano di essere segretate per sempre», recitava Il Fatto di ieri, «i lettori si potranno fare un'idea da soli». Cioè: pubblicano un' intercettazione per far valutare se andasse pubblicata. E mica è finita: «Il Fatto Quotidiano pubblica a partire da oggi una serie di trascrizioni e conversazioni e atti (di questa e altre inchieste) che dopo l' entrata in vigore della legge non saranno più pubblicabili». Così, per principio.

marco lillo marco lillo


Per puntellare questa concettuale cazzata con una traballante base teorica, poi, eccoti sul Corriere della Sera un contemporaneo scritto dell' avvocato Caterina Malavenda, tra l' altro legale del Fatto Quotidiano. Nei fatti, da tempo, Caterina Malavenda è diventata la sindacalista di tutti i passacarte che vogliono continuare a pubblicare qualsiasi intercettazione, e il fatto (nomen omen) che lei sia legale del Corriere della Sera, del Sole 24 Ore, e di Panorama, Rai, Sky, Fatto Quotidiano e tanti altri, beh, non rappresenta certo un conflitto d' interessi.

Caterina Malavenda Caterina Malavenda

 

Per andare al punto: ora che la Camera ha delegato il governo a occuparsi delle intercettazioni penalmente irrilevanti - quelle che sputtanano la gente tanto per sputtanarla - l' avvocato si è affrettata a sostenere che una legge su questo, in Italia, non serva: con ciò candidandosi al premio per la satira di Forte dei Marmi.


Ha scritto, a proposito dell' annunciata legge, che «i più hanno paventato si tratti di un bavaglio per l' informazione». «I più» sarebbero gli amici suoi, compreso Marco Travaglio. Altri invece «in misura minore hanno plaudito alla stretta sulla libertà di sputtanamento». Gli altri "in misura minore" invece sarebbero il resto del mondo, e ciò che rende la situazione italiana unica nel suo genere.


Dunque, dopo che il Guardasigilli Andrea Orlando aveva detto «noi non vogliamo mettere il bavaglio, vogliamo chiudere il buco della serratura quando non è funzionale all' interesse collettivo», l' avvocato Malavenda ha scritto che il principio è «già recepito nella legge sulla privacy».

marco travaglio marco travaglio

 

Che è come dire, se è vero che a Caracas ci sono 25mila omicidi all' anno, che non bisogna intervenire perché in Venezuela l' omicidio è già vietato. Quindi, sulle intercettazioni, siamo a posto: possiamo andare avanti così. Anzi no, perché l' avvocato Malavenda ha un suggerimento: basterebbe che il governo introducesse un solo articolo per punire chi diffonde intercettazioni irrilevanti «a meno che ciò non avvenga nell' esercizio del diritto di cronaca, trattandosi di conversazioni essenziali per l' informazione». Traduzione: basterebbe fare una piccola legge per punire chi diffonde intercettazioni irrilevanti, fatta eccezione per i giornalisti - cioè coloro che le diffondono - e lasciando ai medesimi la facoltà di decidere che cosa è rilevante e che cosa no.

 

Primo premio per la satira. «La selezione rimarrebbe di competenza del giornalista, cui occorre pur dare la necessaria fiducia», ha scritto. Ma certo: e per farsi un' idea basta guardare il Fatto Quotidiano di ieri, e, presumiamo, di oggi e di domani.

alessandra mussolini nunzia de girolamo 3 alessandra mussolini nunzia de girolamo 3


Ecco, a proposito di competenza: l' avvocato Malavenda forse ritiene di averne parecchia. È senz' altro così, visto che al direttore del Corriere, ieri, ha scritto così: «Mi perdoni se, avendo una discreta esperienza in materia, pur scrivendo a lei, ne approfitto per rivolgermi direttamente al ministro, per quel che ha detto e per quel che potrà fare». Insomma, ministro, non perda tempo con altri interlocutori come già fece con il magistrato Nicola Gratteri e la sua commissione: già allora, nell' aprile scorso, l' avvocato Malavenda del resto scrisse (sul Corriere) che era tutto sbagliato e tutto da rifare.

 

E questo - secondo opinione dello scrivente, noto incompetente - perché l' avvocato Malavenda a proposito delle intercettazioni auspica quello che auspicano parte della classe dirigente e della magistratura e dei giornalisti: cioè un accidenti di niente, perché l' andazzo italiano sulle intercettazioni, unico al mondo, a loro in realtà va benissimo così.

montanari gentili santamaria e travaglio leggono le intercettazioni di mafia capitale montanari gentili santamaria e travaglio leggono le intercettazioni di mafia capitale

 

Però, a proposito di competenza, qualcosina si potrebbe aggiungere. Ieri l' avvocato sdottoreggiava così: «È impossibile, oltre che non previsto dal codice, impedire la circolazione dei contenuti delle intercettazioni, una volta venuti a conoscenza delle parti, in fase di selezione e, quindi, non più segreti». L' ha scritto male (rileggete, nel caso) ma è sempre la stessa storia, la stessa personalissima interpretazione dei codici: i quali dicono proprio il contrario di quanto sostiene l' avvocato.

BRUGIA GUARNERA CARMINATI INTERCETTAZIONI BRUGIA GUARNERA CARMINATI INTERCETTAZIONI


Eppure la sentenza della Cassazione del 20 gennaio scorso (838/2015, ricorso di Fedele Confalonieri contro Rcs Quotidiani) l' avvocato Malavenda se la prese sui denti: spiegava, la sentenza, che il Codice già contiene gli articoli 114, 329 e 684 che vietano espressamente la pubblicazione di virgolettati provenienti da atti e verbali e intercettazioni e compagnia bella, questo senza bisogno che i governi ogni tanto abbozzino presunte "leggi bavaglio" che poi non vanno mai in porto. Non conta se i virgolettati siano coperti da segreto o no, se siano riportati correttamente, se si ravvisi un interesse pubblico: è - sarebbe - vietato e basta.

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Tuttavia si tratta di violazioni che sono sempre state «prassi comune di cui di solito non si duole nessuno», scrisse il Fatto Quotidiano, e pensa, evidentemente, l' avvocato Malavenda. Ecco perché entrambi potrebbero impararsi a memoria quanto scrisse la Terza sezione civile della Cassazione: «Fatta salva la possibilità di pubblicare il contenuto di atti non coperti dal segreto, non può derogarsi al divieto di pubblicazione di tali atti (mediante riproduzione integrale o parziale o estrapolazione di frasi), nei casi previsti dall' art. 114 c.p.p». Significa che un conto è pubblicare stralci di un atto o di un' intercettazione (se è rilevante) e un altro conto è sbattere tutto e integralmente su un giornale.


Nota personale: imparai questo concetto basilare in parte col mestiere e in parte coi corsi di giornalismo dell' Ifg di Milano: la mia insegnante si chiamava Caterina Malavenda.
 

 

 

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