LE PIPPE MELONIANE SONO RIUSCITE A CREARE UN ALTRO “MARTIRE” DELLA SINISTRA – ANTONIO SCURATI, DOPO IL CASO DEL SUO MONOLOGO SUL 25 APRILE CANCELLATO DALLA RAI, SI PRESENTA A “LA REPUBBLICA DELLE IDEE” E VESTE I PANNI DELLA VITTIMA DEL “NUOVO REGIME”: “QUANDO IL CAPO PUNTA IL DITO CONTRO IL NEMICO E I GIORNALISTI-SQUADRISTI FIANCHEGGIATORI DEL GOVERNO TI METTONO SULLE PRIME PAGINE CON IL TITOLO ‘SCURATI UOMO DI M.’, TI STANNO DISEGNANDO UN BERSAGLIO INTORNO ALLA FACCIA. POI MAGARI QUALCUNO CHE MIRA A QUEL BERSAGLIO C’È”– L'ATTACCO ALLA MELONI: “MI HA DIPINTO COME UN PROFITTATORE, UN ESTORSORE, UN MALFATTORE. UN ATTACCO DENIGRATORIO CONTRO UN PRIVATO CITTADINO. MI SENTO DA SOLO CONTRO UN MOLOCH CHE È IL GOVERNO” – VIDEO

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Estratto dell‘articolo di Raffaella De Santis per “la Repubblica”

 

ANTONIO SCURATI E MAURIZIO MOLINARI ANTONIO SCURATI E MAURIZIO MOLINARI

Quando Antonio Scurati arriva a Palazzo Reale a Napoli, il cortile d’onore è già affollato di pubblico, giornalisti, fotografi. C’è grande attesa, uno strano silenzio. La domenica di chiusura di Repubblica delle Idee ospita uno degli incontri più attesi, dopo i fatti che hanno travolto lo scrittore, censurato dalla Rai e attaccato dalla presidente del Consiglio.

 

È la prima volta che Scurati parla pubblicamente, sollecitato dalle domande del direttore Maurizio Molinari. Appena scende dalla macchina appare teso. Più pallido del solito, si guarda intorno, è serissimo. Si avvicina a Molinari, poche parole prima di iniziare. [...]

 

ANTONIO SCURATI A LA REPUBBLICA DELLE IDEE ANTONIO SCURATI A LA REPUBBLICA DELLE IDEE

È fisicamente provato, ha un po’ di tosse che gli spezza la voce. Il primo atto è la lettura del monologo che avrebbe dovuto portare su Rai3, nella trasmissione “Chesarà” di Serena Bortone: una breve ricognizione che parte dello scempio del cadavere di Matteotti, per arrivare alla festa della Liberazione e all’antifascismo oggi. Ma Scurati aggiunge due postille. Il primo fuoriprogramma riguarda le violenze fasciste: «Il fascismo – legge – è stato un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista».

 

ANTONIO SCURATI E MAURIZIO MOLINARI ANTONIO SCURATI E MAURIZIO MOLINARI

Sul palco di Repubblica delle Idee aggiunge: «Non solo prima della guerra e durante la guerra ma anche nel dopoguerra, fino a tutti gli anni Ottanta », alludendo allo stragismo. L’altro inciso riguarda un passaggio nel quale è chiamata in causa la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che «ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini». Qui Scurati integra il testo originale: «Alcuni dei quali fondarono il partito in cui lei militò in gioventù». Un accenno di sorriso: «Anche questa mi avevano consigliato di toglierla…».

 

ANTONIO SCURATI - L UOMO DELLA PROVVIDENZA ANTONIO SCURATI - L UOMO DELLA PROVVIDENZA

[...] Qualcuno dal pubblico grida “Viva l’Italia antifascista”. E Scurati: “Viva l’Italia antifascista”. Si può iniziare. La prima domanda di Molinari va subito al sodo: «Come ha vissuto la giornata di ieri?». Risposta autentica: «Male. Al netto di una piccola vertigine narcisistica momentanea. È duro, è faticoso, è doloroso».

 

Poi arriva al dunque, all’attacco e al post di Giorgia Meloni che ironizzava sul suo compenso Rai: «Sono un privato cittadino che fa il professore, un padre di famiglia che scrive libri e vengo dipinto come un profittatore, un estorsore, un malfattore… Ma il problema è che a dipingermi così non è una persona qualunque ma il capo del Governo, attraverso un attacco denigratorio a un privato cittadino che fa di mestiere l’intellettuale. Mi sento da solo contro un moloch che è il Governo. Si è perso il senso della democrazia».

 

ANTONIO SCURATI A LA REPUBBLICA DELLE IDEE ANTONIO SCURATI A LA REPUBBLICA DELLE IDEE

Il timore di fare la vittima, per chi come Scurati è abituato a giocare all’attacco evidentemente c’è. Più volte durante l’incontro ripete di non voler cadere in atteggiamento vittimario: «Non ho mai gridato al lupo stanno tornando i fascisti e i nazisti, perché ho studiato abbastanza il fascismo storico di cento anni fa per non fare previsioni così estremistiche e avventate».

 

«Ha avuto paura?», gli chiede Molinari. Scurati scuote la testa, tentenna un po’, poi confessa il suo stato d’animo e le ansie degli ultimi mesi: «Nel seguito di Giorgia Meloni, vista anche la storia da cui proviene, c’è sicuramente qualche individuo non estraneo alla violenza, come accade anche nella masse anonime, oscure. Quando il capo punta il dito contro il nemico e i giornasquadristi fiancheggiatori del Governo ti mettono sulle prime pagine con il titolo “Scurati uomo di M.”, ti stanno disegnando un bersaglio intorno alla faccia. Poi magari qualcuno che mira a quel bersaglio c’è».

 

SERENA BORTONE - CHE SARA SERENA BORTONE - CHE SARA

Fa intendere che nel recente passato ha ricevuto minacce e che è preoccupato: «Non voglio entrare nei dettagli ma arriva una mattina che esci di casa e guardi a destra e a sinistra. Basta questo e la tua vita è già cambiata». [...]

 

La parola “antifascismo” è secondo Scurati un tabù per la destra post- fascista: «Sono uno degli ultimi ragazzi del secolo scorso, appartengo all’ultima generazione che ha ricevuto un’educazione e una formazione antifascista». Tra il pubblico ci sono persone di tutte le età, molti ragazzi, l’attenzione è massima. Scurati mescola la cronaca con considerazioni ampie, la questione non è personale ma culturale, politica. Parla del dispositivo del populismo, del quale Mussolini è stato l’inventore, e del bisogno di un nemico da additare. Spiega che il meccanismo è quello banale della semplificazione, della riduzione della complessità a slogan per mettere in moto la grande macchina della paura, quella che deve portare a sé il popolo, sedurlo. È la tecnica dei nuovi sovranisti, «non è esclusivamente un problema italiano».

 

antonio scurati antonio scurati

Le democrazie devono essere vigili, «non fare l’errore di pensare che il rischio sia domani»: «Dobbiamo guardarci a fianco, a volte dietro. Gli avversari della democrazia liberale, della democrazia compiuta e matura, sono già qui, in alcuni Paesi già governano. I nemici o gli avversari della democrazia liberale non marciano su Roma, ci arrivano vincendo le elezioni.

 

Poi erodono le basi della democrazia con le riforme, a volte censurando qui o lì, ma magari attraverso una riforma costituzionale. Però noi progressisti non dobbiamo avere paura, perché la paura è la passione politica della destra sovranista». La tecnica dei populisti è far apparire la democrazia parlamentare come «superata, inetta, vecchia, corrotta », cancellare la speranza. E invece «è proprio la speranza l’antidoto all’odio, la parola di ogni progressista ». [...]

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