CHI NON SPENDE, NON SERVE NÉ APPARECCHIA – MERCOLEDÌ JENS STOLTENBERG, SEGRETARIO GENERALE DELLA NATO, RECAPITERÀ UN MESSAGGIO A GIORGIA MELONI: L’ITALIA DEVE ACCELERARE SULLE SPESE MILITARI E INVESTIRE IN DIFESA IL 2% DEL PIL, COME DA IMPEGNI. LA RISPOSTA DELLA DUCETTA SARÀ UN CAPOLAVORO DI PARACULAGGINE: VORREMMO, MA NON ABBIAMO I SOLDI. CHE È UNA MEZZA VERITÀ: LE CASSE SONO VUOTE MA LA SCELTA È DETTATA DA RAGIONI POLITICHE (SALVINI) – ROMA SPENDE SOLO L’1,4% DEL PIL IN DIFESA: COME PUÒ PRETENDERE DI ESSERE ASCOLTATA?

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GIORGIA MELONI JENS STOLTENBERG GIORGIA MELONI JENS STOLTENBERG

1. SALVINI,QUALCUNO PREFERISCE IL GUERRAFONDAIO MACRON A LE PEN 

(ANSA) - "Mai con Macron quando ipotizza l'invio di truppe di terra, soldati a morire in Ucraina. L'Ucraina la stiamo sostenendo con aiuti economici, militari, umanitari e da ministro io sono già in contatto con il ministero" competente ucraino per "dare una mano" alla ricostruzione "a guerra terminata". Ma ciò che dice il "guerrafondaio Macron" è "pericoloso, una follia", va "fermato". Lo ha detto il leader della Lega e vicepremier Matteo Salvini a Radio Cusano Campus aggiungendo: "Se certa politica italiana, ahimè anche nel centrodestra, preferisce Macron a Le Pen, fa una scelta molto chiara", per la Lega "tutta la vita Le Pen".

 

giorgia meloni e joe biden nello studio ovale 9 giorgia meloni e joe biden nello studio ovale 9

2. PRESSING NATO SULLE SPESE MILITARI MELONI GLISSA: LE CASSE SONO VUOTE

Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”

 

Non è facile dirsi atlantici, quando hai casse dello Stato vuote e un alleato come Matteo Salvini che da vicepremier continua a frenare sulla scelta di campo a favore di Kiev. Giorgia Meloni farà comunque finta di nulla, ricevendo mercoledì mattina a Palazzo Chigi il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg.

 

Visita di cortesia, per il politico norvegese a fine mandato. Ma anche appuntamento diplomatico di rilievo, perché il numero uno dell’Alleanza consegnerà a Roma un messaggio esplicito e scomodo: visti i tempi, sarebbe gradito se acceleraste sull’incremento delle spese militari, destinando il 2% del Pil a quello scopo.

 

GIORGIA MELONI JENS STOLTENBERG GIORGIA MELONI JENS STOLTENBERG

Chiedendo insomma all’Italia di mettersi in linea con gli impegni ben prima del 2028, data ribadita dal ministro Guido Crosetto per tagliare quel traguardo. La risposta […] sarà: vorremmo, ma le risorse sono davvero scarse.

 

[…] Avendo intuito per tempo il problema, proprio Crosetto aveva pregato Meloni e Giancarlo Giorgetti di battersi al massimo per provare a scorporare le spese della difesa dai parametri del Patto di stabilità: missione fallita. E adesso la premier non potrà far altro che ipotizzare con Stoltenberg qualche limatura al rialzo rispetto agli impegni presi nel documento programmatico della difesa 2023-2025, da portare come dote politica all’importante vertice Nato del prossimo 9-11 luglio a Washington e, ancor prima, al G7 di Puglia in cui siederà al banco della Presidenza. Parliamo al massimo di centesimi di punto, certo non di decimali.

 

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Per dare una dimensione: ogni 0,1% del Pil 2023 vale infatti 2 miliardi e 100 milioni di euro. Insomma, per raggiungere il target del 2% manca più dello 0,54% del Pil, che vale più di undici miliardi. A dirla tutta, viste le ristrettezze di cassa sarà già difficile garantire per il 2025 la somma su cui l’esecutivo si è impegnato: l’1,45% del Prodotto interno lordo, in leggerissimo aumento rispetto al 2024 (1,43%, per circa 29,1 miliardi), ma in lievissimo calo rispetto al 2023 (1,46%, pari a 27,7 miliardi). […]

 

È chiaro però che il passaggio con Stoltenberg non fa che anticipare settimane difficilissime per Meloni. L’allarme per la situazione in Ucraina è altissimo. Ai vertici del governo si conoscono gli scenari ipotizzati dalla Nato, compresa l’opzione di un intervento diretto dell’Alleanza […].

 

emmanuel macron volodymyr zelensky emmanuel macron volodymyr zelensky

Le parole di Emmanuel Macron non vengono più accolte con ironia o derubricate a vaneggiamenti. Ne sia prova il post con cui ieri Matteo Salvini […] ha criticato aspramente la posizione del Presidente francese: «Mandare i soldati italiani a combattere guerre fuori dai confini Ue? Seguire le ossessioni di qualche leader europeo pericoloso e disperato come Macron? No grazie, mai nel nome della Lega».

 

È un gigantesco solco politico che in caso di escalation rischia di frantumare la maggioranza. Meloni potrebbe dover gestire il summit in Puglia in una situazione di altissima tensione, con le truppe russe che minacciano di sfondare. Francia e Regno Unito sono disponibili ad alzare la pressione, al pari degli Stati Uniti e del Canada. L’Italia si ritroverebbe su una posizione assai più prudente, a causa anche delle resistenze di Salvini. Che ha già deciso di puntare la campagna elettorale proprio sulla rottura del fronte atlantico. Tutto, pur di imbarazzare la Presidente del Consiglio.

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