IL CINEMA DEI GIUSTI - NON HO TROVATO “IL REGNO DEL PIANETA DELLE SCIMMIE” INNOVATIVO COME I PRIMI DUE FILM DIRETTI DA MATT REEVES, CHE AVEVA DATO UNA CHIAVE NARRATIVA INTERESSANTE AL PREQUEL-REBOOT DELLA SAGA – QUELLO CHE CONTA PER LA PRODUZIONE, È COSTRUIRE UNA SPECIE DI REBOOT GIOVANILE DA PORTARE AVANTI CON UN PAIO DI ALTRI TITOLI. DETTO QUESTO, È UNO SPETTACOLONE CHE AVRÀ IL SUO PUBBLICO. IN SALA DA OGGI… - VIDEO

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Marco Giusti per Dagospia

 

il regno del pianeta delle scimmie 8 il regno del pianeta delle scimmie 8

Anche il titolo è ridondante, “Il regno del pianeta delle scimmie”, sequel diretto e prodotto da Wes Ball della saga scimmiesca iniziata egregiamente una decina d’anni fa da Matt Reeves, già prequel della ancor più celebre sagra iniziata negli anni ’60 con “Il pianeta delle scimmie”. Ma in questo film, scritto da Josh Friedman, tratto dai personaggi creati da Rick Jaffa e Amanda Silver, quello che conta per la produzione, è costruire soprattutto una specie di reboot giovanile con personaggi scimmieschi e umani, da portare avanti con un paio di altri titoli.

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Non era un compito facile, perché si tratta un po’ di film a incastro. Wes Ball, specialista in scenografie, effetti video, nonchè autore della saga di “Maze Runner”, alle prese con un film un filo lunghetto, 2 ore e 25 minuti, esagera un bel po’ con 40 minuti iniziali di giovani scimmie capitanate dal protagonista Noa, doppiato in originale da Owen Teague, a caccia di uova di aquile sulle montagne, poi con scene di botte tra i gorilla di Re Proximus, e il clan delle scimmie di Noa, dove scopriamo che si addestrano le piccole aquile a trovare cibo per la comunità.

 

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Il film parte realmente solo quando, dopo che i gorilla hanno catturato e portato chissà dove il clan delle scimmie laziali (con tutte queste aquile…), entra finalmente in scena un personaggio umano, cioè la Mae di Freya Allan, bella ragazza parlante, non stupida come gli altri umani, che assieme a Noa e a un simpatico orango saggio, Raka, faranno gruppo per arrivare al villaggio dei gorilla per liberare le scimmie prigioniere. E lì scopriremo che Proximus è una sorta di re pazzo, con corona alla Macbeth, che si fa spiegare da un umano traditore, William Macy, la storia degli antichi romani e cerca di bucare una sorta di portone invalicabile dove gli umani avevano racchiuso un intero armamentario da guerra nucleare.

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Ora. Qualche buona battuta c’è, perfino una citazione da Kurt Vonnegut che non guasta, le scene di botte da orbi tra scimmie e gorilla sono ben fatte, l’inserimento della ragazza funziona e dà senso alla storia, ma francamente la storia delle aquile che vengono cresciute dai gorilla e diventano i loro animali di compagnia non aveva bisogno di una spiegone così lungo. Probabilmente, visto che il film in America, dove uscirà il 10 maggio, è pensato per le sale Imax, la lunghissima anteprima di botte tra scimmie e spettacolari voli verso i nidi delle aquile, serve per questo tipo di proiezioni.

 

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Malgrado le migliori intenzioni, non l’ho trovato innovativo come i due film della saga diretti da Matt Reeves, che aveva davvero dato una chiave narrativa interessante al prequel-eboot della saga. Detto questo, è uno spettacolone che avrà sicuramente il suo pubblico. E la corona di Re Proximus, identica a quella di Orosn Welles nel suo “Macbeth” fa la sua figura. In sala da oggi. 

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