CHE FA LORENZETTO DI NOTTE? LE PULCI AI GIORNALI - IL SITO DEL “MESSAGGERO” SCRIVE DI LOREDANA BERTÈ E RENATO ZERO: “HANNO VISSUTO GLI ANNI D’ORO DELLA MUSICA ITALIANA. SONO STATI AMICI, COMPLICI E COLLEGHI. MA DA UN PO’ PARE CHE LA LORO AMICIZIA SI SIA ‘INCLINATA’”. NON A 90 GRADI, SI SPERA – “LIBERO” CONFONDE LA PRIGIONE CON LA RECITA DELLA PREGHIERA “REGINA COELI”: E CHE SARÀ MAI…

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“Pulci di notte” di Stefano Lorenzetto da “Anteprima. La spremuta dei giornali di Giorgio Dell’Arti” e pubblicato da “Italia Oggi”

(http://www.stefanolorenzetto.it/pulci.htm)

 

MAURIZIO BELPIETRO MAURIZIO BELPIETRO

Nel suo editoriale di prima pagina, il direttore della Verità, Maurizio Belpietro, usa per due volte la locuzione «far andare le mani». Sarebbe questa, secondo le accuse della sinistra, la tendenza di Giorgia Meloni, nel senso che la premier non vedrebbe l’ora d’incitare le forze dell’ordine a usare le maniere forti contro i dimostranti nelle piazze.

 

Con riferimento alle percosse, ci erano note le espressioni «alzare le mani», «mettere le mani addosso», «menar le mani», «venire alle mani», ma è la prima volta che c’imbattiamo in estremità degli arti superiori che vengono mandate in trasferta.

 

L’unico esempio è rintracciabile nel brianzolo fà nà i man (far andare le mani), ma trattasi di dialetto, non di lingua italiana, senza contare che ha tutt’altro significato (mettersi al lavoro).

 

antonio socci antonio socci

Idem il bergamasco fà ’ndà i ma’ che l’te passa (lavora che ti passa). Nel finale del medesimo editoriale, Belpietro si domanda: «Quanti poliziotti sono stati dirottati da servizi necessari per evitare scontri?». Immaginiamo che si tratti degli agenti distolti dalle normali incombenze per essere spediti in piazza a fronteggiare i manifestanti.

 

Se è così, conveniva scrivere: «Quanti poliziotti, per evitare scontri, sono stati dirottati da servizi necessari?». Oppure: «Per evitare scontri, quanti poliziotti sono stati dirottati da servizi necessari?».

 

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Su Libero, in prima pagina, editoriale di Antonio Socci, che commenta le parole di papa Francesco all’incontro domenicale con i fedeli in piazza San Pietro. Occhiello del titolo: «Discorso al carcere di Regina Coeli». Hanno confuso la prigione con la recita della preghiera Regina caeli, e che sarà mai!

 

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TAFACCI - MEME BY EMILIANO CARLI TAFACCI - MEME BY EMILIANO CARLI

Secondo Filippo Facci, per le ingiuste detenzioni «nel 2023 lo Stato ha speso 27.844.794 milioni di euro», dunque quasi 27.845 miliardi, cioè oltre 13 volte il Pil dell’Italia. L’articolo di Facci è uscito in prima pagina sul Giornale con il titolo «I giudici che sbagliano non pagano e fanno carriera». A volte anche i giornalisti.

 

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Il sito del Messaggero scrive di Loredana Bertè e Renato Zero: «Hanno vissuto gli anni d’oro della musica italiana. Sono stati amici, complici e colleghi. Ma da un po’ pare che la loro amicizia si sia inclinata». Non a 90 gradi, si spera.

 

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Occupandosi di anarchici ed estremisti filopalestinesi che all’Università La Sapienza di Roma hanno inscenato una protesta contro Israele, Fulvio Bufi e Fabrizio Caccia riferiscono sul Corriere della Sera: «Ora aspettano al gelo in una tenda di avere al più presto un incontro con la rettrice Polimeni». Il giorno in cui è stato scritto l’articolo, nella Capitale la temperatura massima ha segnato 19 gradi, quella minima 9, quella media 14, mentre gelo per Lo Zingarelli 2024 rimane la «temperatura pari o inferiore a zero gradi».

 

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Il Messaggero, amicizia inclinata Il Messaggero, amicizia inclinata

Commentando su Tuttolibri un’inchiesta sociologica riguardante la partecipazione degli italiani alla messa, Enzo Bianchi scrive di «comportamenti dati dal look down, il quale, in realtà non ha inciso in nulla».

 

Tralasciando la punteggiatura a casaccio, siamo d’accordo: l’orecchiata espressione inglese non riguarda il modo di vestire, come ben sanno tutti gli italiani che durante la pandemia da Covid-19 furono obbligati dai lockdown a rimanere segregati in casa.

 

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Massimo Nava rievoca sul Corriere della Sera il genocidio dei tutsi avvenuto 30 anni fa in Ruanda: «L’orrore cominciò fra il 6 e il 7 aprile del 1994, quando l’aereo del presidente hutu, Habyarimana, fu abbattuto da un missile in fase di atterraggio all’aeroporto di Kigali». Quindi stava atterrando il missile? No? Allora occorreva scrivere: «In fase di atterraggio all’aeroporto di Kigali fu abbattuto da un missile».

 

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MARCO TRAVAGLIO A OTTO E MEZZO MARCO TRAVAGLIO A OTTO E MEZZO

Un editoriale firmato dal direttore Marco Travaglio, sulla prima pagina del Fatto Quotidiano, comincia così: «Siccome Bonelli&Fratoianni la candidano, si presume che desiderino l’elezione di Ilaria Salis a eurodeputata». Non si comprende il malvezzo di togliere gli spazi prima e dopo la congiunzione rappresentata dalla e commerciale (&), riscontrabile sempre anche nei titoli di quel giornale, forse per risparmiare due battute.

 

Poco oltre, Travaglio scrive: «Negri fuggì in Francia per 14 anni mentre la Cassazione lo condannava a 12 anni per associazione sovversiva e concorso in rapina col morto». Si potrebbe intendere che fra i rapinatori ci fosse un morto. Per evitare la surreale ipotesi bastava scrivere: «Concorso in rapina finita con un morto».

 

Più avanti: «Intanto non è certo che sia eletta: se Avs non raggiunge il 4% (cosa possibile, visti i sondaggi e la concorrenza di Santoro) o se lei non riceve abbastanza preferenze, rimane trombata».

 

MONSIGNOR PAUL GALLAGHER MONSIGNOR PAUL GALLAGHER

«Honni soit qui mal y pense», ma non ci sembra il participio più confacente a una donna. E subito dopo: «Se invece viene eletta, non è affatto detto che i giudici la liberino: in casi analoghi, alcuni sono usciti e hanno raggiunto l’Europarlamento, altri no». Alcuni giudici sono usciti? No? Allora dopo alcuni la precisazione detenuti non guastava.

 

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Sull’Osservatore Romano l’arcivescovo Richard Paul Gallagher, segretario dei Rapporti con gli Stati e le organizzazioni internazionali (in pratica il ministro degli Esteri della Santa Sede), si cimenta con la formazione dell’Occidente e cita le celeberrime parole di Gesù: «Andate per tutto il mondo, predicate il Vangelo a ogni creatura».

 

Ma indica un versetto biblico sbagliato perché non si tratta di Matteo 16, 16, bensì di Marco 16, 15. Il diplomatico inglese, evidentemente poco avvezzo alle Sacre Scritture, aggiunge poi che un’espressione, altrettanto celebre, di san Paolo («Guadagnare tutti a Cristo»), corrisponderebbe a Corinzi 9, 19-22.

 

A parte il fatto che le Lettere ai Corinzi sono due e che il riferimento qui è alla prima, la citazione riportata tra virgolette è una sintesi dell’autore, il quale avrebbe dunque dovuto scrivere «cfr. 1 Corinzi 9, 19-22». Se il monsignore mette nei rapporti con gli Stati lo stesso zelo con cui compulsa la Bibbia, per la Santa Sede la vediamo dura.

 

 

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